Ortensia, la grande oratrice

Ortensia, la grande oratrice

30 Giugno 2024 Off di Anna Maria Pierdomenico

Sulla mia pagina vi parlo molto spesso di “Donne pioniere”, quelle figure femminili che con grandi e piccoli gesti hanno contribuito a tracciare la strada verso la parità di genere. Una strada purtroppo ancora lunga, ma che parte da lontano.

Sì, perché anche l’antichità ha le sue “Donne pioniere” e in questo nuovo appuntamento scopriremo quelle dell’antica Roma.

Ortensia, la prima avvocata

Comiciamo con Ortensia, celebre oratrice romana, spesso citata come prima avvocata della storia, vissuta nel I secolo a.c. e ricordata soprattutto per la celebre orazione davanti ai triumviri nel 42 prima dell’era comune.

Ortensia è – per così dire – figlia d’arte: suo padre è Quinto Ortensio Ortalo, celeberrimo oratore, già console e amico e rivale del famoso Marco Tullio Cicerone. L’educazione di Ortensia è peculiare per l’epoca. A quei tempi, infatti le donne hanno scarsissimo peso, sono in pratica delle proprietà del padre e poi del marito. Ebbene, Ortensia cresce studiano i classici latini e greci, per poi dedicarsi all’oratoria.

All’epoca, il diritto, la politica e l’oratoria sono attività legate tra loro in modo inestricabile, vietate alle donne per una tradizione consolidata, quella del mos maiorum, che risale ai tempi già allora lontanissimi di Numa Pompilio: la donna non può parlare nel foro e in pubblico, al pari del bere il vino. Perorare la propria causa è un’attività dalla quale le donne devono astenersi perché sarebbe – nientemeno – che un’inversione del corretto funzionamento delle istituzioni pubbliche.

Un favorevole vuoto normativo

La tradizione è talmente consolidata che non esiste una vera norma che vieti l’avvocatura alle donne, vuoto legislativo in cui Ortensia si infila. L’occasione è appunto nel 42 a.c. quando i triumviri, bisognosi di denaro in vista della battaglia di Filippi, emanano un provvedimento per tassare pesantemente i patrimoni di millequattrocento donne ricche di Roma.

In caso di mancato pagamento o di errori nel denunciare i propri averi sono previste pene severissime. Le matrone tentano prima di affrontare la questione col solo mezzo che hanno, la mediazione famigliare. Si rivolgono, cioè, alle mogli dei triumviri. Va quasi bene, ma si oppone Fulvia, moglie di Marco Antonio, e manda tutto a monte. In realtà, non sappiamo se la “colpa” venga data a Fulvia a posteriori, quando Ottaviano farà di tutto per gettare fango su qualsiasi cosa abbia a che fare col nemico Marco Antonio.

Fatto sta che, fallita questa via, entra in scena Ortensia.
La donna, che all’epoca ha presumibilmente poco meno di quarant’anni e ha vari motivi per avercela coi triumviri, essendo stata la sua famiglia molto colpita dalle liste di proscrizione. Il suo è un atto di difesa delle donne, ma anche politico e di rivalsa personale.

La fanciulla con lo stilo, Pompei

No taxation without representation

Ortensia giustifica la sua pretesa – giudicata inammissibile – di parlare in pubblico col fatto che la mediazione famigliare è stata fatta fallire, e che le donne in questione sono state private di mariti, padri e fratelli da guerre e proscrizioni. La sua orazione è efficacissima, nello stile appreso dal padre, e fa leva soprattutto su un ragionamento inoppugnabile.

Perché mai, – a farla breve chiede Ortensia – le donne dovrebbero pagare le tasse, visto che sono escluse dalla magistratura, dai pubblici uffici, dal comando e dalla res publica?”
Inoltre, privandole delle loro sostanze, i triumviri impedirebbero loro di mantenere lo status voluto dai loro padri: non sia mai che si contraddica il volere di un uomo. In pratica, Ortensia rivolta la questione mandando in tilt i triumviri, che accolgono le sue istanze in gran parte: a pagare saranno solo quattrocento donne.

L’orazione di Ortensia ha talmente successo che sarà studiata per decenni nelle scuole di retorica. Particolarmente buffo il comportamento dello storico Valerio Massimo, conservatore fino al midollo che, pur di non accettare l’abilità di una donna, insinua che Ortensia parlasse per bocca del padre. Peccato che il buon Quinto Ortensio fosse già defunto.

Un’amara vittoria

Ortensia, dunque, si copre di gloria e dimostra l’ovvio, ovvero che una donna può benissimo avere la capacità di essere un’ottima avvocata. Casi simili al suo sono quelli di Mesia Sentinate (o Amesia Sentinas) e Gaia Afrania, anche loro infilatesi nel vuoto legislativo per difendersi da sole.

Purtroppo, i tempi del cambiamento sono lontani, e i loro atti serviranno solo a far correre ai ripari gli uomini dell’epoca con un editto riportato da Ulpiano che vieta espressamente alle donne di postulare pro aliis e di ricoprire qualsiasi altro ufficio civile e pubblico.

 

Oratrice