Le antiche chiese della Madonna d’Appari e di Santa Maria in Valle Porclaneta
L’Abruzzo è una regione ricca di arte e due meraviglie dall’aspetto peculiare sono il santuario della Madonna d’Appari e la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta.
Il santuario della Madonna d’Appari
Sulla strada che congiunge le due frazioni aquilane di Paganica e Camarda, all’interno di una gola e lambito dal torrente Raiale, sorge il santuario della Madonna d’Appari. L’edificio fu eretto nel XIII secolo, a seguito – secondo la tradizione – dell’apparizione della Madonna Addolorata alla pastorella Maddalena Chiaravalle. La Vergine, stando alla leggenda, chiese che fosse edificato un santuario in suo onore, ma inizialmente i cittadini di Paganica non credettero alle parole della ragazza. Persino il parroco rimase incredulo e fu punito con un una terribile malattia, da cui si riprese solo quando si convinse che la pastorella aveva detto la verità. A qual punto, con l’aiuto di tutti i cittadini, fu costruita la chiesa.
La facciata, innalzata tra il XIV ed il XV secolo, è caratterizzata da un portale con arco a tutto sesto, da una finestra circolare e da un campanile a vela con due aperture. L’interno è a navata unica e il presbiterio, a causa dell’aderenza della chiesa ad una parete rocciosa, appare di forma irregolare. Ben conservati sono gli affreschi, che rappresentano scene del vecchio e nuovo Testamento.
Nel 1596 nel santuario fu installato un quadro della “Madonna del Santissimo Rosario” ad opera di Pompeo Mausonio. Nonostante il bombardamento alleato del 1944, la chiesa restò indenne, in quanto i due ordigni sganciati rimasero inesplosi. Restaurata nel 1999, la struttura è stata poi danneggiata durante il sisma dell’Aquila del 2009 e ha necessitato nuovi lavori. Dal santuario parte un sentiero naturalistico, molto apprezzato dagli appassionati di trekking, che sale sull’altopiano di Paganica sino alla quota di 900 metri.
La chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta
Nel comune di Magliano dei Marsi, nei pressi della frazione di Rosciolo e alle pendici del monte Velino, sorge un gioiello di architettura romanica: la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta. Edificato nella prima metà dell’XI secolo, l’edificio fu realizzato da un maestro di nome Nicolò, la cui tomba si trova nella navata destra.
Il nome della valle, Porclaneta, ha origine incerta e potrebbe derivare dall’ebraico (baratro), dal greco (manto di tufo) oppure dalla divinità pagana Porcifer, che proteggeva boschi. Tra il 1077 e il 1080 la chiesa e il monastero annesso – di cui non abbiamo resti – furono donati all’abate di Montecassino e nei secoli successivi la struttura attraversò alterne vicende, dai terribili danni subiti in concomitanza della battaglia di Tagliacozzo (1268) al successivo abbandono, fino a diventare oggetto di contesa tra varie famiglie nobili e diverse diocesi.
Nel XV secolo l’edificio venne finalmente restaurato per volere di Jacovella da Celano e nel 1753 divenne proprietà regia. Il colpo di grazia fu inflitto dal terribile terremoto della Marsica del 1915, che distrusse il monastero e il campanile. All’interno la chiesa presenta un navata centrale separata tramite arcate da altre due piccole. Una quarta navata, posta alla destra dell’ingresso, in epoca rinascimentale è stata probabilmente adattata a sagrestia.
All’interno della chiesa sono presenti un ambone di straordinaria fattura scolpito con influenze orientali e bizantine, e un ciborio, entrambi realizzati nel 1150 dai maestri Roberto e Nicodemo. Cosa rara, si è conservata anche un’iconostasi (sorta di divisorio tra navata e presbiterio) lignea.
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