Il gotico in Abruzzo e Santa Maria Arabona

Il gotico in Abruzzo e Santa Maria Arabona

25 Marzo 2024 Off di Anna Maria Pierdomenico

Un simbolo dell’Abruzzo medievale è certamente lo stile romanico di molte chiese, tuttavia diversi edifici religiosi, iniziati per l’appunto in stile romanico, furono poi completati seguendo quello gotico, giunto con l’arrivo di Federico II di Svevia nella prima metà del 1200.

Il gotico in Abruzzo

Ne fu un primo esempio Santa Maria della Carità presso Casanova (attualmente nel comune di Villa Celiera), di cui però si conservano solo i ruderi – rimane in buono stato solo una torre di difesa. Ne conosciamo la struttura grazie a testimonianze del passato che la descrivono a pianta rettangolare e a tre navate, poi ridotte ad una a causa dei terremoti.

L’abbazia fu fondata nel 1191 nella diocesi di Penne per volere dalla contessa Margherita di Loreto e rimase fiorente per circa un secolo, poi si avviò ad un lento declino. Nel 1807 fu abbandonata in seguito alla soppressione degli ordini religiosi da parte di Giuseppe Bonaparte.

Una sec0nda ondata

Una seconda ondata di rinnovamento architettonico si verificò in seguito alla salita al potere degli Angiò, dopo la sconfitta di Corradino di Svevia nella battaglia di Tagliacozzo. Venne seguito il modello cluniacense (dall’abbazia di Cluny) di cui è un pregevole esempio la chiesa di Santa Maria Maggiore di Lanciano. Dall’inizio del 1300 sorsero in Abruzzo vere e proprie botteghe di architetti e maestri scultori, tra cui ricordiamo Nicola Salvitti di Sulmona, e ciò permise di fare un ulteriore salto di qualità.

Ricostruzione dell’abbazia di Cluny – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=527050

 

Santa Maria Arabona

Troviamo l’esempio più rappresentavo di gotico abruzzese (in particolare gotico cistercense, dall’abbazia di Citeux) in Santa Maria Arabona di Manoppello e nell’edicola finemente lavorata che ne forma il tabernacolo. L’edificio fu costruito a partire dal 1197 sui resti di un tempio pagano dedicato al culto di Bona Dea – da cui “Arabona”, dal latino ara (altare) e Bona Dea, i cui materiali sono tutt’ora riconoscibili in alcune strutture della chiesa.

Il monastero fu la seconda struttura cistercense a sorgere in Abruzzo, dopo quella di Santa Maria di Casanova a Civitella Casanova, e dipendeva indirettamente dall’abbazia di Chiaravalle. Nel 1412 i monaci lasciarono Arabona, che venne occupata dal Conte di Ferrara e in seguito cadde in decadenza fino al 1587, quando papa Sisto V decise di darla ai Monaci Conventuali della Basilica dei Santi Dodici Apostoli di Roma.

Passaggi di mano

Alla fine del XVIII secolo il convento passò ai Baroni Zambra di Chieti, ma attraversò un nuovo periodo di abbandono dopo le soppressioni napoleoniche del 1809 e di quelle piemontesi del 1867. Nel 1968 la famiglia Zambra donò la badia alla congregazione dei Salesiani e oggi essa è sotto il diretto controllo dell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto.

L’esterno della chiesa mescola elementi dello stile cluniacense con quello cistercense, discostandosi dalla regola di Bernardo di Chiaravalle, soprattutto in ragione di modifiche fatte in corso d’opera a causa dei terremoti. L’interno è a tre navate e l’abside conserva degli affreschi sulla parete fondale. Di pregevole fattura sono il candelabro per il cero pasquale (XIII-XIV secolo) e il tabernacolo.

 

Particolare dell’ingresso principale, e del palazzo dei Cistercensi – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9079862

 

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