Il Faro di Alessandria
Le sette meraviglie del mondo antico: tutti ne abbiamo sentito parlare, ma quando e come nacque la lista?
La datazione più probabile è quella del III secolo a.C., visto che la struttura più recente, il Faro di Alessandria, venne costruito tra il 300 e il 280 a.C. Il più antico documento che narra delle sette costruzioni è una poesia di Antipatro di Sidone scritta intorno al 140 a.C.
Il Faro di Alessandria
Partiamo proprio dalla storia del Faro, la più “moderna” tra le meraviglie antiche.
Per cominciare, da dove viene il nome Faro?
Proprio dall’imponente costruzione tolemaica, che sorgeva nell’isola di Pharos, luogo che dà origine al nome “faro” in molte lingue romanze: faro in italiano e spagnolo, farol in portoghese, phare in francese e far in rumeno.
Lo storico Flavio Giuseppe ci racconta che la struttura era visibile a una distanza di 48 chilometri – praticamente la massima consentita dalla curvatura terrestre, forse aveva un tantino esagerato – e secondo moderne stime era alta circa 134 metri.
La meraviglia venne costruita all’inizio dell’era tolemaica in Egitto e faceva parte di una serie di costruzioni e innovazioni volute da Tolomeo I, il sovrano che inaugurò la dinastia del regno tolemaico. Nel porto di Alessandria avvenivano spesso incidenti, soprattutto a causa di numerosi banchi di sabbia e si rivelò molto efficace per la sicurezza.
Dedicato a “Zeus Sotere” (protettore in greco), porta un’iscrizione in onore di Sostrato di Cnido, figura misteriosa a cui è attribuito a seconda delle fonti il finanziamento o il progetto dell’opera. Il Faro era una tipica manifestazione dell’incredibile progresso tecnologico raggiunto in ambito ellenico.
L’uso e il declino
Di giorno la struttura segnalava la posizione del porto grazie probabilmente a un ingegnoso sistema di specchi, di notte erano invece accesi fuochi che, sempre con l’apporto di specchi curvati, dirigevano un potente fascio di luce. Il Faro fu una delle Sette Meraviglie che rimase intatta e funzionante più a lungo.
Due devastanti terremoti, nel 1303 e nel 1323, lo danneggiarono gravemente. Nel 1326, il viaggiatore marocchino Ibn Battuta ne parlò in uno dei suoi scritti, descrivendolo come maestoso nonostante fosse già in rovina. Di lì a qualche anno la distruzione fu completa e nel 1480 il sultano d’Egitto Qaytbay utilizzò le sue rovine per la costruzione di un forte nelle vicinanze.
La tecnologia del Faro di Alessandria era tale che, una volta perduta, non si costruirono fari per quasi 1500 anni, anche a causa dell’estrema riservatezza ellenica verso le proprie invenzioni. La Lanterna di Genova venne infatti costruita nella prima metà del 1100, mentre per trovare l’utilizzo degli specchi basati sulla teoria delle coniche si deve arrivare al XVII secolo.
Diverse spedizioni archeologiche nelle acque del porto di Alessandria hanno portato alla luce numerosi resti, alcuni dei quali restaurati e collezioni museali di Alessandria. L’instabilità politica della zona non favorisce però le ricerche, a testimonianza del fatto che la zona, una delle culle della civiltà umana, ha da sempre dato vita a insuperabili capolavori, ma non è immune dalle tipiche bassezze degli uomini.
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