S.S. Van Dine, il padre del giallo classico americano
S.S. Van Dine, pseudonimo del critico d’arte americano Willard Huntington Wright, è stato il creatore del grande investigatore Philo Vance.
The Smart Set
Nato a Charlottesville il 15 ottobre 1888, Wright iniziò la sua carriera di scrittore professionista come redattore letterario del Los Angeles Times, diventando presto noto per le sue recensioni di libri e le sue opinioni irriverenti, caustiche in particolare verso i romanzi rosa e – ironia della sorte – polizieschi.
Trasferitosi a New York, divenne direttore della rivista letteraria “The Smart Set”, ma fu licenziato dopo soli due anni a causa del suo interesse per la narrativa non convenzionale e spesso sessualmente esplicita (tra gli altri pubblicò racconti di Gabriele D’Annunzio e di D.H. Lawrence).
In Europa
Nel 1913, una visita in Europa lo condusse a scrivere l’articolo “Dall’impressionismo al sincromismo”, che portò per la prima volta l’attenzione sul’arte astratta negli Stati Uniti, e due anni dopo mandò in stampa “What Nietzsche Taught” (1915), un tentativo di divulgare il filosofo tedesco al pubblico americano.
Rispettato critico d’arte, si distinse non solo per per la sua analisi dell’arte impressionista e cubista e per la sua lungimiranza sull’astrattismo, ma anche per la sua promozione di pittori americani come Giorgia O’Keefe.
Nel 1917, Wright pubblicò “Misinforming a Nation”, in cui sferrò un clamoroso attacco sulle presunte inesattezze dell’undicesima edizione dell’Enciclopedia Britannica.
Il primo dopoguerra
Allo scoppio della prima guerra mondiale non appoggiò la decisione dell’America di unirsi alla causa alleata e fu persino accusato di essere una spia tedesca. La sua posizione si chiarì, ma la sua reputazione era ormai compromessa e Wright lasciò New York.
Ritornato nella Grande Mela nel 1920, impoverito e irrequieto, si prestò a svolgere qualsiasi lavoro. Avuto un crollo nel 1923, a causa del lavoro eccessivo e forse del consumo di droghe, trascorse la ripresa leggendo centinaia di libri. Il risultato diretto di questo studio fu la stesura di un saggio che esplorava la storia, le tradizioni e le convenzioni della narrativa poliziesca come forma d’arte.
La strana morte del signor Benson
Fu a quel punto che Wright decise di cimentarsi nella narrativa gialla e nel 1926 pubblicò “La strana morte del signor Benson”, in cui faceva la sua comparsa Philo Vance, investigatore dilettante, geniale, esteta, narcisista e fine collezionista d’arte.
Imbarazzato per il passaggio dalle sue attività intellettuali alla letteratura di massa, Wright prese lo pseudonimo di S.S. Van Dine, da “steamship” (nave a vapore) e Van Dine, che sosteneva essere un vecchio cognome di famiglia.
Nel giro di due anni, dopo la pubblicazione de “Il caso della canarina assassinata” e “La fine dei Green”, S.S. Van Dine divenne uno degli autori più venduti negli Stati Uniti e un uomo ricco. I suoi romanzi, 12 in totale, furono tradotti in diversi paesi e ne sono stati stati realizzati diversi adattamenti cinematografici e televisivi.
Wright si spense a New York l’11 aprile 1939, per un problema cardiaco esacerbato dall’abuso di alcool. Il suo ritratto, dipinto dal fratello nel 1914, è conservato nella collezione permanente della National Portrait Gallery di Washington, DC.
Celebri sono le “Venti regole per scrivere romanzi polizieschi” di S.S. Van Dine.
Il giallo Mondadori
Il termine “giallo” per designare la letteratura poliziesca deriva proprio dalla copertine della Mondadori. Esso infatti venne usato a partire dal 1929, quando uscì il primo numero della collana – La strana morte del Signor Benson di S.S. Van Dine – con l’intramontabile copertina gialla che tutti conosciamo.
Per questo motivo la definizione “giallo” viene utilizzata esclusivamente in Italia e nella cultura anglofona viene usata in riferimento al sottogenere cinematografico “giallo all’italiana”.
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