Massa D’Albe: Alba Fucens, il Castello e la chiesa di San Pietro
Alba Fucens
Le vestigia
Macrone e Caligola
Quinto Nevio Cordo Sutorio Macrone, o Sertorio Macrone, ma meglio conosciuto semplicemente come Macrone, fu un militare e uomo politico dell’Antica Roma. Il suo nome è legato a doppio filo con l’Abruzzo, essendo nato nel 21 a.c. ad Alba Fucens, antico centro romano di cui oggi si conservano le rovine nel comune di Massa D’Albe, in provincia dell’Aquila.
Attraverso complesse vicende politiche, legate a congiure e intrighi di cui la storia dell’antichità è piena, Macrone arrivò a costruirsi una solida carriera sotto l’Imperatore Tiberio, che lo investì del prestigioso ruolo di Prefetto dei Vigili.
L’anfiteatro di Alba Fucens
Il lascito che però lega maggiormente Macrone alla sua terra natale, l’Abruzzo, è rappresentato dallo splendido anfiteatro di Alba Fucens. La struttura venne costruita dopo la sua morte, avvenuta nel 38 dopo Cristo, grazie proprio alle sue volontà riportate nel testamento.
Ma cosa aveva portato alla morte di Macrone? La causa fu il suicidio, ma in realtà il suo gesto porta la firma di un nome consegnato alla storia: Caligola.
Il rapporto che legò Macrone e Caligola fu profondo, fin dai tempi in cui il futuro Imperatore era ancora un principe. L’adulazione di Macrone era assai gradita al giovane, tanto che – appena eletto alla massima carica – Caligola fece in modo di accrescere sempre più il potere di Macrone.
Un finale tragico
Spesso, quando si lega il proprio destino a quello di un folle, le cose finiscono male. E così Caligola, geloso del potere che lui stesso aveva dato all’amico Macrone, la cui moglie era tra l’altro sua amante, si stancò presto di lui.
In un crescendo di insofferenza, Caligola arrivò a ordinargli il suicidio, e così a moglie e figli.
Il Castello Orsini
A Massa D’Albe, non lontano dall’area archeologica, sorge il castello Orsini, edificato dalla famiglia omonima a partire dal 1372. Sullo stesso sito in precedenza sorgeva un altro castello, fatto costruire dai signori di Albe e poi distrutto nel 1268 da Carlo I d’Angiò, dopo la vittoria nella battaglia di Tagliacozzo.
Il maniero fu danneggiato dal terremoto della Marsica del 1915 ma rimase in piedi e durante la seconda guerra mondiale divenne quartier generale nazista. Proprio per questo la zona venne devastata dai bombardamenti. Ci rimangono tre lati della cinta muraria, il portale d’accesso e tre torrioni.
San Pietro in Albe
La chiesa di San Pietro in Albe ha origini più antiche, la prima struttura paleocristiana sorse sui resti tempio di Apollo e assunse un aspetto analogo a quello che vediamo oggi nel 1200. Dico analogo perché l’edificio fu distrutto dal terremoto del 1915 e ricostruito negli anni Cinquanta utilizzando quasi esclusivamente componenti originali.
La chiesa ha tre navate e ospita un ambone duecentesco in stile cosmatesco, un tipo di decorazione con mosaici di marmo e vetro di ispirazione bizantina. Il portale risale al 1130 e sotto l’abside troviamo la cripta. La navata è separata dal coro da una struttura divisoria decorata con colonnine tortili, realizzata nel XIII secolo.
Nel 1997 la colonnine della chiesa di Massa D’Albe sono state rubate e nel 1999 sono state ritrovate gravemente danneggiate. Ora, dopo un fine e accurato restauro, sono tornate al loro posto.
Articolo in collaborazione con Andrea La Rovere