Tina Anselmi, la madre del Sistema Sanitario Nazionale
Tina Anselmi, prima donna ministro italiana e madre del nostro sistema sanitario nazionale, è stata promotrice anche della legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne (1977), della legge Basaglia sulla riforma psichiatrica (1978) e della legge 194 sulla depenalizzazione dell’aborto (1978).
La guerra
Tina nacque a Castelfranco Veneto il 25 marzo 1927, in una famiglia cattolica ma perseguitata dai fascisti per le proprie idee socialiste. Frequentò il liceo prima nella città natale e poi a Bassano del Grappa e proprio qui avvenne l’evento tragico che la spinse a cambiare totalmente la sua vita: il 26 settembre 1944 un gruppo di nazifascisti costrinse lei e altri suoi compagni di scuola ad assistere all’impiccagione di trentuno prigionieri.
Tina decise che era il momento di agire in prima persona e prese parte attiva alla Resistenza, divenendo una staffetta della brigata Cesare Battisti col nome di battaglia di Gabriella (dall’arcangelo Gabriele).
Nel 1944 si iscrisse alla Democrazia Cristiana e si impegnò per spingere le donne a votare. Dopo il conflitto mondiale riuscì a laurearsi in lettere e a divenire insegnante.
L’ingresso in politica
Durante il secondo dopo guerra estese il suo impegno anche all’attività sindacale, arrivando a dirigere prima il sindacato dei tessili e poi quello degli insegnanti e battendosi soprattutto a favore delle donne. Nel 1956 divenne delegata nazionale delle giovani della DC e diede il suo contributo al dibattito sulla legge Merlin.
Nel 1976 fu nominata, prima donna in Italia, ministro del lavoro e della previdenza sociale e nel 1977 fu tra i primi firmatari della legge italiana che apriva alla parità salariale e di trattamento nei luoghi di lavoro tra uomini e donne. Inoltre Tina Anselmi si batté per tutta la vita per l’inserimento sociale e il diritto al lavoro delle persone con disabilità.
Tina Anselmi e Sistema Sanitario Nazionale
Dal 1978 ricoprì il ruolo di ministro della sanità e nel 1979 sancì la legge che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale (L. 23 dicembre 1978, n. 833). Prima di ciò l’accesso alla cure era frammentario e, nonostante l’esistenza di alcune casse mutualistiche, diverse spese dovevano essere pagate dai cittadini. Inoltre la presenza dei medici condotti era stabilita dai diversi comuni.
A braccetto con questa legge andarono altri due provvedimenti importantissimi per il diritto alla salute: la chiusura dei manicomi con la legge Basaglia, e la depenalizzazione dell’aborto, che coincise con l’istituzione dei consultori pubblici.
Nel 1979 Tina Anselmi fu firmataria di una proposta di legge sull’educazione sessuale nelle scuole e di una per l’eliminazione della distinzione tra “atti di libidine violenti” e “violenza carnale”. La distinzione che verrà superata solo nel 1996.
Nel 1981, venne nominata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 di Licio Gelli. Tina fu più volte presa in considerazione per la carica di Presidente della Repubblica, ma la nomina non arrivò mai.
Tina Anselmi è morta a Castelfranco Veneto il 1º novembre 2016.
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