Elena Lucrezia Cornaro, la prima laureata
Il 25 giugno 1678 Elena Lucrezia Cornaro divenne la prima donna a conseguire la laurea.
I primi studi
Lucrezia era figlia di una famiglia nobile della Repubblica di Venezia e il padre, Giovan Battista, si accorse ben presto della sua inclinazione agli studi e, in barba ai dettami dell’epoca, cercò in tutti tutti modi di favorirne l’istruzione. L’uomo infatti, orgogliosissimo, le procurò i migliori insegnanti filosofia, teologia, greco, latino, ebraico e spagnolo.
Nel 1665, a 19 anni, la Cornaro divenne oblata benedettina, riuscendo a coniugare la sua vocazione religiosa col desiderio di poter continuare i proprio studi nel mondo secolare.
Grazie alla sua straordinaria erudizione, Lucrezia fu accolta in varie accademie di diverse città italiane e ben presto la sua fama arrivò oltreconfine.
L’opposizione del vescovo
Lucrezia tenne persino a Venezia una disputa pubblica di filosofia in greco e latino, come era uso fare in molte università di allora per ottenere la laurea. A quel punto il padre chiese che alla figlia venisse riconosciuto il titolo di dottore in teologia presso l’ateneo di Padova, ma il vescovo, la cui opinione era vincolante, si oppose, ritenendo “uno sproposito” che una donna si laureasse.
Giovan Battista non si arrese e continuò a scrivere all’alto prelato, fino a che non si giunse ad un compresso: il 25 giugno 1678 Lucrezia sostenne la dissertazione che le permise di laurearsi in filosofia. Fu accolta dal Collegio dei medici e dei filosofi dello Studio padovano, ma in quanto donna non poté insegnare.
Gli ultimi anni
Lucrezia si trasferì comunque a Padova e andò a vivere a Palazzo Cornaro, edificio fatto costruire dal bisnonno. La sua salute cominciò a vacillare, aggravata anche dai lunghi studi e dalle prove ascetiche a cui si sottoponeva.
Lucrezia Elena Cornaro morì di gangrena a 38 anni, il 26 luglio 1684.
Stando ad alcune fonti molto probabilmente ci furono altre tre donne lauree prima di lei: Bettisia Gozzadini (1236), Costanza Calenda (1422) e Isabella Losa (XVI sec.)