Camminare senza scarpe – Recensione
Titolo: Camminare senza scarpe
Autore: Carlo Maria Marchi
Casa Editrice: Tabula Fati
Anno: 2020
ISBN: 978-88-7475-811-1
Prezzo (Euro): 11,00
N. Pagine: 136
Camminare senza scarpe
“Aurelio era un cantastorie. L’unico modo per preservare le storie è raccontarle”. È forse questa la frase che per prima ci introduce pienamente nella narrazione di Camminare senza scarpe, il nuovo libro di Carlo Maria Marchi, uscito pochi mesi fa per Edizioni Tabula Fati. Marchi, già penitenziarista e docente universitario, è un veterano della penna e dal 2001 ha pubblicato diverse opere fino ad approdare nel 2018 alla casa editrice chietina con Pescatori di orme, che gli è valso il primo posto nella VI edizione del “Premio per l’Editoria Abruzzese”.
In Camminare senza scarpe, Aurelio “che di cognome faceva Monti”, ormai anziano e pieno di nostalgia ci accompagna in un viaggio di ricordi nella Roma della sua infanzia e giovinezza, la Roma del dopoguerra ancora sanguinante per il conflitto passato. Attraverso il racconto di Aurelio veniamo trasportati in un’infanzia spensierata tra i vicoli di Trastevere, fatta di pesca alle rane e di giochi tra amici, di osservazione della realtà degli adulti in modo forse ingenuo, ma sempre attento e pieno di comprensione.
Quelli che Marchi ci mostra sono bozzetti, lampi di luce che ci permettono di osservare per pochi, indelebili istanti un incredibile campionario di umanità. In questo libro i protagonisti indiscussi sono quelli che De Andrè definiva gli ultimi – in senso mai spregiativo, tutt’altro – però quello che ci viene svelato non è un mondo di vinti, ma di dignità e di grazia, in cui nessuno viene lasciato indietro perché non c’è niente di più sacro della solidarietà.
In quella fase di ricostruzione e rinascita non si dà alcuna importanza alle differenze, siano esse dovute al colore della pelle, alla religione o a una qualche disabilità. Per citare la parole del giovane Aurelio “diverso non vuol dire sbagliato, vuol dire solo diverso”.
In questo libro Marchi si conferma uno straordinario conoscitore dell’animo umano e riesce con poche, sapienti pennellate a farci sentire i profumi che provenivano dal ghetto, la voce della nonna, tenera e saggia, il vagito del trovatello che viene nutrito e curato da gente che per sé non ha nulla.
Camminare senza scarpe è l’affresco di un’epoca di rinnovamento e speranza, in cui la povertà diventa il motore del miglioramento e dell’aiuto reciproco. È un libro che ci mostra come ogni progresso sia possibile solo smettendo di aggrapparsi alle “differenze” e alla prevaricazione e cominciando a tendere la mano: siamo esseri umani, ciò che accade agli altri non può esserci estraneo.
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