Vermeer e “La Lettera d’Amore” rubata
Centre for Fine Arts, Bruxelles, 23 settembre 1971.
La lettera d’amore di Vermeer, ricevuta in prestito dal Rijksmuseum di Amsterdam, fa bella mostra di sé fino che delle mani non si protendono a staccarla dalla parete. Il ventunenne Mario Pierre Roymans ha passato molto tempo nascosto in un armadietto e quando il museo si svuota corre dritto verso il suo obiettivo. Dopo esserselo assicurato cerca di fuggire da una finestra, ma la cornice è troppo grande. A quel punto taglia la tela con un pelapatate, la mette in tasca e scompare nella notte.
Il furto del Vermeer
Cosa aveva spinto il ragazzo a compiere tale gesto? I primi indizi arrivarono il 3 ottobre successivo, quando il quotidiano “Le Soire” fu contattato da un uomo che si faceva chiamare Tijl van Limburg (una sorta di Robin Hood) e chiedeva che un giornalista munito di telecamera lo incontrasse in un bosco. Fu accontentato. Roymans, dopo aver bendato il reporter, lo fece salire su una macchina e lo condusse in una chiesa. Qui gli mostrò il dipinto rubato di Vermeer, dichiarando che amava moltissimo l’arte, ma che amava ancora di più l’umanità. Dopo questo incontro le foto furono pubblicate insieme alle richieste del giovane: 200 milioni di franchi belgi da dare ai rifugiati bengalesi nel Pakistan orientale.
Il 26 marzo 1971 era infatti scoppiata la guerra di liberazione bengalese, che aveva visto su fronti opposti il Pakistan dell’est, che aveva dichiarato la propria indipendenza col nome di Bangladesh, e Pakistan dell’ovest. Durante il conflitto la comunità bengalese fu oggetto di un vero e proprio genocidio, ad opera sia dell’esercito del Pakistan occidentale che di milizie estremiste religiose.
Il ricatto
Il suo scopo quindi – aveva dichiarato Roymans – era quello di aiutare i bengalesi e di spingere sia il Rijksmuseum che il Centre for Fine Arts di Bruxelles ad organizzare campagne di raccolte fondi per combattere le carestie in tutto il mondo.
Il ragazzo pose anche un ultimatum: entro mercoledì 6 ottobre le sue richieste dovevano essere accolte. Le foto scattate dal giornalista furono analizzate da un esperto d’arte che confermò l’autenticità del quadro di Vermeer, ma poco dopo il direttore del Rijksmuseum affermò che la qualità degli scatti non permetteva di trarre conclusioni definitive. Nei giorni successivi, Roymans, che si manteneva in contatto con i media, fu individuato e arrestato.
“La lettera d’amore” fu restituita al Rijksmuseum e, date le pessime condizioni in cui era state tenuta, rimase sotto restauro per quasi un anno. Roymans fu multato e condannato a due anni di carcere, commutati poi in due mesi.
Il destino del Bangladesh
Ma cosa accadde in Bangladesh? La guerra e la pulizia etnica contro la popolazione bengalese ebbero fine solo il 16 dicembre, grazie all’intervento dell’esercito indiano.
Proprio per aiutare i profughi di guerra venne realizzato il primo concerto di beneficienza della storia: era il celebre “Concerto per il Bangladesh”, tenutosi il 1 agosto 1971 al Madison Square Garden di New York. L’organizzatore era George Harrison, che già aveva pubblicato il singolo Bangla Desh, il cui ricavato era stato devoluto all’UNICEF
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