Fulvia, l’abile politica passata alla storia come un mostro
Nel nostro viaggio alla scoperta delle donne più influenti dell’antica Roma, incontriamo oggi la figura di Fulvia. La donna è passata alla storia per il suo matrimonio con Marco Antonio e viene dipinta dalle fonti come personaggio crudele, ambizioso e sanguinario, quasi un mostro. Ma è davvero così?
Il primo matrimonio
Fulvia nasce a Tusculum nel 77 a.c. e appartiene alla gens Fulvia, stirpe che ha dato i natali a vari consoli ma il cui prestigio pare scomparire del tutto a partire dall’anno 125 a.c. quando svanisce dalle cronache. Fulvia è figlia di Marco Fulvio Bambalione e di Sempronia Tuditana, anche lei esponente di una ricca famiglia decaduta.
Il padre è descritto da Cicerone come homo numero nullo – nullità – anche se sull’obiettività del grande oratore, come vedremo, c’è più di qualche dubbio. Fulvia, infatti, emerge come moglie di Publio Clodio Pulcro, figura passata alla storia per diversi scandali, per la violenza e come tribuno della plebe che ne fa passare più d’una proprio a Cicerone.
Quando Clodio è ucciso da Milone e dalla sua banda – un altro debosciato come lui – durante il processo c’è il primo scontro tra Cicerone e Fulvia. Il primo difende Milone, la seconda rende una straziante testimonianza in memoria del marito. Pare che perfino la perfetta arte oratoria di Cicerone sia battuta dalla capacità di Fulvia. Uno smacco che il politico non dimentica.
Marco Antonio
Dopo un brevissimo secondo matrimonio con Gaio Scribonio Curione, che muore quasi subito in Africa combattendo Pompeo, Fulvia si accasa in terze nozze con quel pezzo di Marcantonio di… Marco Antonio. Le fonti – per compiacere Ottaviano Augusto – dipingeranno Fulvia come donna crudele e volubile, ma la realtà pare ben diversa.
È proprio Fulvia, con le sue raffinate doti di equilibrismo politico, la fautrice della pace tra Ottaviano e Marco Antonio che sarà alla base del secondo triumvirato. E la prima azione dei triumvirati è quella di rinverdire i fasti delle liste di proscrizione, provvedimenti con cui vengono perseguitati gli oppositori. L’obiettivo non è solo la vendetta, ma soprattutto quello di impadronirsi delle ricchezze dei proscritti.
Fulvia, però, ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e pretende la testa – non in senso figurato – di Cicerone, nemico storico di suo padre, tra gli artefici della morte di Clodio e autore delle celebri “filippiche” contro Marco Antonio. Cicerone, così intelligente e abile nelle orazioni e nelle manovre politiche, ha però il grave difetto di non capire quando è il caso di misurare i termini.
Cicerone
Con Marco Antonio esagera, convinto della protezione del suo pupillo Ottaviano. Quello, però, ha in mente solo il potere e lo butta a mare in un secondo. Fulvia, secondo cronache probabilmente inventate, dissacra la testa di Cicerone esposta al Foro, sui rostri, con le sue mani. Si dice che, dopo averci sputato sopra, ne infilzi la lingua lunga con uno spillone. Più prosaicamente, per gli storici del tempo una donna che esercita proficuamente il potere deve per forza essere dipinta come un mostro.
Con Marco Antonio in Oriente a fare la bella vita e a sollazzarsi con Cleopatra, Fulvia a Roma diventa un vera figura di potere, una delle prime donne di Roma a riuscire in questo. La Guerra di Perugia, però, le sarà fatale.
Lucio Antonio, fratello di Marco e cognato della nostra, è in quegli anni un valido antagonista di Ottaviano a fianco del Senato. Con l’appoggio delle istituzioni e di Fulvia, Lucio ottiene l’imperium per combattere Ottaviano, nemico della Repubblica. L’esercito, però, rimane fedele a Ottaviano e Lucio e Fulvia si rifugiano a Perugia, dove l’assedio si conclude con un massacro.
Gli ultimi anni
Ottaviano è generoso con Lucio, che lascia in vita, e Fulvia, che condanna all’esilio a Sicione, in Grecia. Lo è meno con l’aristocrazia di Perugia, che viene sterminata. E Marco Antonio? Come sempre, fa lo gnorri e finisce per dare tutta la colpa della guerra a Fulvia, forse per avere la scusa per sostituirla con Cleopatra, con un tipico comportamento da conquistatore da strapazzo.
Non ne ha bisogno, forse stanca di combattere contro i mulini a vento, o forse solo vittima delle terribili condizioni di vita dell’epoca, Fulvia si ammala e muore a Sicione, dopo un ultimo amaro incontro col marito, quell’uomo per cui aveva fatto di tutto, riponendo male la propria fiducia.
Fulvia saluta e se ne va, con l’amarezza nel cuore e forse la consapevolezza che sarà ricordata come una donna crudele, a soli 37 anni.