La Piramide di Cheope
Se le precedenti meraviglie sono state costruite in un lasso di tempo relativamente breve, circa quattrocento anni tra il Faro di Alessandria (280 a.C.) e i Giardini di Babilonia (circa 600 a. C.), per risalire alla costruzione della Piramide dobbiamo tornare come minimo attorno al 2550 prima di Cristo, anche se alcune ipotesi non campate in aria la retrodatano di almeno altri cinque secoli.
La meraviglia sopravvissuta
Per capire l’incredibile maestosità della settima delle meraviglie costruita oltre 4mila anni fa, basta leggere qualche dato: i blocchi che la compongono sono circa due milioni e trecentomila e ognuno pesa due tonnellate e mezzo; l’altezza, oggi di circa 138 metri e in origine di 146,8, l’ha resa per millenni la costruzione più alta del mondo.
Solo nel 1300 la piramide viene superata dalla guglia centrale della cattedrale di Lincoln.
L’edificazione della struttura richiede all’epoca un tempo che si aggira tra i quindici e i trent’anni e l’impiego di una manovalanza sconfinata. Plinio il Vecchio, come al solito prodigo di informazioni sui tesori dell’antichità, pare non ne fosse un entusiasta sostenitore.
Per lo studioso romano, le piramidi venivano costruite solo per “non lasciare denaro ai successori o ai rivali invidiosi oppure non lasciare la plebe in ozio”. Plinio è impietoso e giudica vana e inutile la costruzione della Piramide di Cheope.
Le fonti antiche
Il primo a parlarne è però Erodoto nelle sue “Storie” del 450 a. C. in cui, basandosi su tradizioni orali, mescola vero, verosimile e fantasioso. Interessanti sono le sue stime su alcuni numeri: per Erodoto la piramide fu costruita in vent’anni, impiegando a turno almeno centomila uomini contemporaneamente.
Ma a cosa serviva la Piramide di Cheope?
Situata nella necropoli di Giza, anche questa piramide aveva con ogni probabilità la funzione di tomba, in particolare del Faraone Cheope. Costruita, secondo una teoria attendibile, da Hemiunu, la piramide cela tuttavia ancora alcuni misteri. Pur essendo strutturata come una tomba, con tre camere interne e diversi percorsi, sono completamente assenti decorazioni funerarie e arredi.
Il primo saccheggio – nell’anno 820 da parte del califfo al-Ma’mūn – trovò infatti la struttura già vuota. Le ipotesi di saccheggi precedenti sono remote. Per secoli, addirittura, la piramide fu ritenuta un granaio – piuttosto capiente, a quanto pare – e chiamata “Granaio di Giuseppe”. La credenza si basava su un’errata etimologia greca.
Riscoperta dagli europei dal XV secolo in poi, la Piramide di Cheope diventa però un’attrazione irrinunciabile dopo le campagne napoleoniche. Oggi la piramide è una meta che attrae in egual modo turisti e studiosi, retaggio di un’incredibile e lontanissimo passato che facciamo fatica a immaginare.
Le leggende metropolitane
La Piramide di Cheope, però, oltre a essere l’unica antica meraviglia giunta quasi integra a noi e ad essere una sorta di ossessione per Roberto Giacobbo nelle sue divertenti trasmissioni, è anche l’oggetto di bufale davvero fantasiose. Alcune sono antiche; per esempio, si deve a Erodoto l’errata credenza che fossero state costruite da schiavi; un’altra, già citata, è quella dell’impiego come granaio.
Le più spettacolari sono però moderne, prima tra tutte l’ipotesi per cui gli antichi fossero troppo ignoranti per una tale meraviglia, e quindi la Piramide di Giza sarebbe stata tirata su da alieni che non avevano di meglio da fare. Oppure la fantomatica “mappa stellare”, teoria secondo cui le piramidi riproducono la Cintura di Orione com’era 12500 anni fa.
Cosa volete che sia un errore di appena ottomila anni? Tralasciando che l’allineamento non è affatto preciso come si vorrebbe far credere.
L’ultima bufala che cito, ma ce ne sono tante altre, è quella secondo cui la semplice forma della piramide permetterebbe grazie a imprecisati poteri la conservazione dei cibi e vari altri benefici. Negli anni Settanta si usavano certe confezioni del latte fatte a piramide, magari qualcuno le ricorda: beh, il latte, una volta scaduto, si inacidiva esattamente come nelle più pratiche bottiglie.
La Piramide di Cheope, insomma, è la meraviglia sopravvissuta che dopo millenni lascia tutti a bocca aperta, e per farlo non ha bisogno di effetti speciali e teorie strampalate.