Le case Magdalene: la storia di un orrore
Il 25 settembre 1996 viene chiusa in Irlanda l’ultima delle Case Magdalene, uno dei tanti esempi di orrore del ‘900.
Le Case Magdalene
Le Case Magdalene erano sorte in Inghilterra e in Irlanda nel XIX secolo e avevano inizialmente come scopo la riabilitazione delle donne che avevano lavorato come prostitute.
In Irlanda esse prendevano per l’appunto il nome da Santa Maria Maddalena, che si pentì dei suoi peccati e divenne seguace di Gesù.
Prese sotto l’amministrazione della chiesa cattolica, le Magdalene cominciarono a mutare, divenendo istituzioni a lungo termine in cui le penitenti lavoravano come lavandaie per lavare via i loro peccati.
Redimersi all’inferno
A questi istituti furono affidate, contro la loro volontà, ragazze ritenute immorali, per via della loro condotta considerata peccaminosa, in particolare ragazze madri, troppo avvenenti o vittime di stupro.
Una volta all’interno erano costrette al lavoro e alla preghiera per potersi “redimere”. I figli delle madri nubili venivano portati via e dati in adozione.
È stato stimato che circa 30.000 donne furono ospitate nel corso dei 150 anni di storia di queste istituzioni.
La scoperta dell’orrore
Il mondo quasi ignorò l’esistenza dei Magdalene fino al 1993, quando ci fu un enorme scandalo dovuto al ritrovamento, nella proprietà di un convento, dei resti di 155 penitenti in tombe anonime.
Nel documentario “Sex in a Cold Climate” del 1998 furono intervistate ex ricoverate delle Case Magdalene, che riferirono di aver subito violenze fisiche, psicologiche e isolamento.
Al dramma delle donne costrette nei Magdalene sono stati dedicati due film “Magadalene” e “Philomena”, con Judy Dench nei panni di una madre in cerca del figlio partorito in convento e portatole via.