Il Colosso di Rodi
La terza delle meraviglie è il Colosso di Rodi, enorme statua costruita poco prima del Faro di Alessandria, tra il 304 e il 292 a.c.
Dove ci troviamo, innanzitutto?
Rodi è una piccola isola situata nel sud della Grecia, attualmente capoluogo dell’Egeo meridionale. Rodi fu anche sottoposta alla dominazione italiana dal 1912 al 1943, ma questa è un’altra storia.
Il Colosso era dedicato al dio solare Elio e venne costruito per commemorare una grande vittoria. Dobbiamo tornare al 305 a.C., quando Demetrio I Poliorcete, figlio di un successore di Alessandro Magno, invade Rodi con ben quarantamila uomini, deciso a conquistarla. La città è però ben difesa, tanto che l’assedio si annuncia lungo e logorante.
Demetrio fa costruire prima delle catapulte sulle navi, ma un terremoto distrugge tutta la sua flotta. Il condottiero non demorde e fa erigere allora una enorme torre d’assedio. Anche questa volta gli va male, ma ricordatevi della torre, che tornerà nella storia più avanti.
Quando il generale Politemo arriva via mare con la sua flotta in aiuto di Rodi, l’assedio va avanti da un anno e per Demetrio le cose si mettono male, tanto che è costretto a rinunciare all’impresa. I rodiesi, giustamente inorgogliti dalla loro resistenza, decidono di festeggiare costruendo la statua più imponente che si sia mai vista.
La costruzione
Per tirare su il Colosso viene chiamato Carete di Lindo, allievo del celebre Lisippo. Lo scultore ha forse già aiutato il maestro ad erigere una statua di Zeus alta diciotto metri, posta nell’antica agorà di Taranto. La struttura di Rodi sarà alta ben trentadue metri. Durante la costruzione viene utilizzata come impalcatura proprio la torre d’assedio abbandonata da Demetrio.
Ma com’era fatto il Colosso di Rodi?
Da secoli, a causa di numerose ricostruzioni, siamo abituati a immaginarlo a gambe divaricate, posto all’ingresso del porto della città, talmente grande che le navi transitano in mezzo alle sue gambe. In realtà la spettacolare posa pare sia frutto di illustrazioni un po’ naif. Infatti, per permettere il passaggio delle imbarcazioni, la statua sarebbe dovuta essere molto più alta e avrebbe avuto evidenti problemi di stabilità.
Molto più probabilmente il Colosso era posto su un pilastro nell’acropoli di Rodi, da dove guardava il porto, ed era simile all’attuale Statua della Libertà di New York. Purtroppo, la meraviglia non durò moltissimo, appena 67 anni, fino al 226 a.c., quando un terremoto la fece crollare. Il Colosso rimase a terra per secoli, Tolomeo III si offrì di farla rimettere in piedi ma, chissà perché, i rodiesi ritenevano l’operazione offensiva per il dio Elio.
La statua
Così descriveva il Colosso Plinio il Vecchio: “Il più ammirato di tutti i colossi era quello del Sole che si trovava a Rodi opera di Carete di Lindo, discepolo di Lisippo. Esso era alto 70 cubiti. Questa statua, caduta a terra dopo sessantasei anni a causa di un terremoto, anche se a terra, costituisce tuttavia ugualmente uno spettacolo meraviglioso. Pochi possono abbracciare il suo pollice, e le dita sono più grandi che molte altre statue tutte intere.”
Nel 653, purtroppo, con la conquista araba la statua viene definitivamente smantellata e dei suoi resti si perdono le tracce.
In tempi recenti più volte si è pensato di ricostruire il Colosso, ma nessun progetto è stato portato a termine. Al Colosso di Rodi è ispirato il Titano di Braavos, enorme statua presente nelle “Cronache del ghiaccio e del fuoco” di George R. R. Martin. Il film “Il Colosso di Rodi”, peplum del 1961, è ricordato soprattutto come prima regia del grande Sergio Leone.