Il mausoleo di Alicarnasso
La seconda delle meraviglie era un’imponente struttura funeraria costruita tra il 353 e il 350 a.C. e rimasta in piedi fino al XII secolo, quando venne distrutto da un violento terremoto. Si tratta di una delle meraviglie rimaste intatte per più lungo tempo; non solo, il Mausoleo era tanto imponente e la sua bellezza così proverbiale che, da allora, tutti i grandi monumenti funerari ne ereditarono il nome derivante da Mausolo.
Mausolo
Ma chi era Mausolo – no, non era il nano il cui nome vi sfugge sempre – e perché gli venne dedicata una tomba tanto maestosa?
Mausolo fu un satrapo persiano, governante della Caria, regione dell’ovest dell’Anatolia già colonia greca. Il sovrano, a sua volta figlio del satrapo Ecatomno di Milasa, fece di Alicarnasso la capitale della Caria e si dedicò nei suoi 24 anni di regno con la moglie Artemisia ad abbellirla in modo sontuoso.
Artemisia era anche sorella di Mausolo, ma nessuno scandalo: all’epoca e nella loro cultura era una pratica tradizionale. Alla morte di Mausolo, Artemisia è talmente disperata che dà forti segni di squilibrio; secondo alcuni, addirittura, pur di non separarsi dall’amato prepara una bevanda con ceneri e ossa tritate, bevendola.
Artemisia
Un rito ben macabro, probabilmente solo leggendario, ma che colpisce la fantasia di artisti come Rembrandt e Francesco Furini. La devastante tristezza di Artemisia, però, non si arresta e la donna, in memoria di Mausolo, partorisce altre iniziative. Indice una gara tra i più eminenti retori greci per proclamare una lode a Mausolo: per alcuni la vince Teopompo, per altri Teodette.
Secondo altri ancora, le gare sono in realtà due, vinte dai poeti sopra citati.
L’opera più importante in ricordo di Mausolo è però proprio il Mausoleo di Alicarnasso. Bisogna dire che Artemisia non vedrà mai la tomba completata, infatti ella perirà nel 351, secondo molti per il dolore.
Al Mausoleo lavorano i più grandi nomi dell’arte e dell’architettura dell’epoca: Artemisia per celebrare il compagno non bada a spese. Il principale architetto è Pitide, ma con lui lavorano artisti come Briasside, Leochares, Timoteo e Skopas.
L’opera è così descritta da Plinio il Vecchio:
“… i lati sud e nord hanno una lunghezza di 63 piedi; sulle fronti è più corto. Il perimetro completo è di 440 piedi (circa 130,41 metri); in altezza arriva a 25 cubiti ed è circondato da 36 colonne; il perimetro del colonnato è chiamato pteron.”
Il destino del Mausoleo
Quando Artemisia muore gli artisti vogliono proseguire i lavori; ce ne parla ancora lo storico romano: “Essi non lasciarono il lavoro comunque, finché non fu completato, decisero che sarebbe stato un monumento sia per la loro gloria sia per quella della loro arte ed anche oggi essi competono gli uni con gli altri. Vi lavorò anche un quinto artista. Sullo pteron si innalza una piramide alta quanto la parte bassa dell’edificio che ha 24 scalini e si assottiglia progressivamente fino alla punta: in cima c’è una quadriga di marmo scolpita da Piti. Se si comprende anche questo l’insieme raggiunge l’altezza di 140 piedi (circa 41,50 metri).”
Il terremoto, purtroppo, distrugge l’opera completamente, lasciando solo rovine. Nel XV secolo, poi, i preziosi marmi vengono depredati dai Cavalieri di Rodi per costruire la Fortezza di Bodrum, nome che la città porta tuttora.
Alcune rovine sono visibili ancora oggi dove il sorgeva Mausoleo, riscoperto nel XIX secolo nel posto indicato da uno scritto di Vitruvio; altre sono conservate in musei turchi. I resti dei cavalli e della quadriga sono invece conservati al British Museum di Londra.
Curiosità: a Washington sorge la House of the Temple, tempio massonico costruito a imitazione del Mausoleo di Alicarnasso agli inizi del 1900 su progetto dell’architetto massone John Russell Pope.
Scopri anche…