Anna Bolena, la regina dei mille giorni
𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗱𝗶̀ 𝟭𝟵 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝟭𝟱𝟯𝟲, 𝗧𝗼𝗿𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗟𝗼𝗻𝗱𝗿𝗮.
Il boia aveva la spada nascosta sotto il mantello, Anna non poteva vederla. Era un paradossale gesto di cortesia, per non provocare ulteriore paura alla donna, ma era anche una scelta pratica, per evitare movimenti bruschi da parte della condannata. Il carnefice era arrivato da Calais, convocato per la sua abilità di spadaccino, un atto di “misericordia” del re verso la sua sposa, che coì sarebbe morta più in fretta. Ad Enrico piaceva credersi un uomo giusto e forse non avrebbe ammesso nemmeno con se stesso che stava facendo decapitare la moglie perché non gli aveva dato un figlio maschio e perché si era innamorato di un’altra donna. Un gesto fluido e deciso del boia e la testa di Anna Bolena fu spiccata dal corpo. Solo undici giorni dopo, Enrico VIII si sarebbe risposato con Jane Seymour.
La giovinezza
Anna Bolena era la figlia di sir Thomas Boleyn e di lady Elizabeth Howard, a sua volta figlia di Thomas Howard e non conosciamo con certezza la sua data di nascita.
Nel 1512 Thomas Boleyn, che era un fine diplomatico, fu inviato nei Paesi Bassi, dove Anna divenne damigella d’onore della reggente Margherita d’Asburgo. In seguito la famiglia si spostò in Francia e Anna divenne dapprima dama della sovrana Maria Tudor e, quando questa rimase vedova, della regina Claudia, consorte del re Francesco I. Durante la sua permanenza all’estero, Anna ebbe modo di studiare e acculturarsi, di appassionarsi di arte e letteratura e di acquisire conoscenze sulla cultura francese, sulla danza, sul galateo e sull’amor cortese.
Nel gennaio del 1522 Anna tornò Inghilterra per sposare un suo cugino irlandese, ma il matrimonio non venne mi celebrato e la ragazza si trasferì a corte, diventando dama di Caterina D’Aragona. Enrico VIII non ci mise molto a notarla, ma Anna non cedette al suo corteggiamento, come già aveva fatto sua sorella Maria. Infine il re prese una decisione che avrebbe portato enormi sconvolgimenti: annullare il matrimonio dalla moglie Caterina e sposare Anna.
Caterina d’Aragona
Facciamo un passo indietro. Caterina d’Aragona aveva sposato in prime nozze il fratello maggiore di Enrico, Arturo, cagionevole di salute e morto giovanissimo. A questo punto si pensò di far sposare Caterina ed Enrico, ma vi era un impedimento, un passo della Bibbia che impediva l’unione tra un uomo e la vedova di suo fratello (un altro passo dice esattamente l’opposto, per altro). Dato però che Caterina e Arturo non avevano consumato le nozze – l’illibatezza della sposa fu poi confermata da Enrico stesso mentre faceva lo spaccone – il Papa aveva emanato una speciale dispensa.
Anni dopo, per ottenere la separazione dalla moglie, il sovrano impugnò la dispensa papale, si rimangiò le sue dichiarazioni sulla verginità di Caterina e dichiarò che Dio li stava punendo per i loro peccati privandoli di figli maschi. La regina si oppose all’idea della separazione e la situazione si trascinò per anni, fino a che Caterina non fu bandita dalla corte, nonostante l’intervento del Papa.
L’Atto di successione
Nel 1532 Enrico e Anna Bolena si sposarono in segreto a Calais e dopo poche settimane la donna scoprì di essere incinta. Il re non poteva permettersi che il figlio fosse considerato bastardo, quindi fece varare una legge che permettesse loro di sposarsi legalmente secondo la legge della nuova Chiesa inglese. Una nuova cerimonia si tenne a Londra, e in seguito Anna venne incoronata regina d’Inghilterra.
Papa Clemente VII dichiarò illegittimo il matrimonio e ordinò al re di riaccogliere Caterina e cacciare la Bolena, emettendo anche una sentenza provvisoria di scomunica contro il sovrano. Enrico, determinando quello che sarebbe stato chiamato lo scisma anglicano, riconobbe se stesso come capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, disconoscendo in questo modo l’autorità papale e rendendo definitiva la spaccatura tra la Chiesa Romana e l’Inghilterra. Inoltre, con l’Atto di successione, spostò la linea dinastica dalla figlia avuta da Caterina, Maria, alla prole che avrebbe avuto con Anna.
Il processo
La creatura data alla luce dalla Bolena, però, deluse il sovrano: era infatti nata una bimba, la futura Elisabetta I. Alla prima gravidanza seguirono due aborti. Il re, convintosi che la donna non gli avrebbe mai dato un figlio maschio e infatuatosi della dama di corte Jane Seymour, prese a pretesto nuovamente la Bibbia per considerare il suo matrimonio maledetto da Dio. Stavolta però il re non si accontentò di cacciarla, come aveva fatto con la prima moglie: Anna fu imputata di adulterio, incesto, stregoneria e alto tradimento – è pleonastico dire che queste accuse sono ritenute false – e rinchiusa alla Torre di Londra.
Insieme a lei furono processati anche lord Giorgio Bolena (fratello di Anna, accusato di incesto dalla propria moglie), il musicista Mark Smeaton, il poeta Thomas Wyatt, e tre cortigiani, tutti accusati di essere amanti della regina. Furono tutti giustiziati il 15 maggio 1536 e nelle stesso giorno la principessa Elisabetta venne dichiarata illegittima.
Anna, durante tutta la durata del processo, professò la sua innocenza, ma la sentenza era di fatto già scritta, la regina doveva morire. Il suo corpo riposa nella chiesa di San Pietro ad Vincula, la cappella reale della Torre di Londra; secondo una leggenda, il suo fantasma vaga ancora per la Torre di Londra con la testa sotto il braccio.