Storia di Corfinium, la prima “capitale d’Italia”
La città dei Peligni
La città di Corfinium, le cui vestigia giacciono nel comune di Corfinio (AQ), fu fondata dai Peligni che occuparono la zona sin dal IX secolo a.C. e si ingrandì progressivamente, tanto che i suoi abitanti intrecciarono rapporti economici e commerciali con le vicine popolazioni, i Marsi, gli Equi, i Sanniti e i Romani, che estesero la loro influenza sull’area a partire dal III secolo a.C.
Nel I secolo a.C., durante la Guerra sociale tra Roma e le città italiche (ossia uno scontro per la cittadinanza romana e i diritti che da essa derivavano), Corfinium divenne la capitale della Repubblica Sociale Italiana, un’entità politica formata dalle città italiche che si erano ribellate a Roma, e di una porzione di territorio chiamato “Italia”. Il termine deriverebbe dall’etrusco “italós”, ossia il toro, raffigurato in alcune monete nell’atto di incornare la lupa romana.
In questa fase la città si chiamò temporaneamente Italica, ebbe una propria struttura amministrativa ispirata a quella romana e una propria moneta in competizione con Roma. Sulla faccia principale della moneta era incisa la scritta “Italia” accanto all’immagine di una donna con in testa una corona di alloro. Alla fine del conflitto le popolazioni si videro riconosciuta la cittadinanza romana. Corfinium perse in parte di importanza ma rimase abbastanza stabile durante quasi tutto l’impero. Oggi a Corfinium è possibile visitare i resti archeologici della città antica, tra cui le mura ciclopiche, l’anfiteatro romano e l’Acquedotto delle Vuccole.
Alla caduta dell’impero
Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente e i saccheggi delle popolazioni barbariche, Corfinio, subendo lo stesso destino di moltissimi altri centri, cadde a lungo nell’oblio. Anche le fonti documentali riguardanti l’alto medioevo sono scarse e talvolta confuse, ma ci permettono di ricostruire in parte gli eventi. Nella prima metà del IX secolo Corfinio entrò a far parte della contea di Valva, istituita dai Longobardi nella zona abitata dai Peligni. Con la successiva dominazione franca di Pipino il breve e Carlo Magno, essa venne distaccata con gran parte dell’Abruzzo dal ducato di Spoleto per formare la contea della Marsica.
Secondo la leggenda il feudo marsicano fu istituito per volere della contessa Imilla figlia di Ludovico II – che fra le altre cose fece costruire il monastero dell’abbazia di San Clemente a Casauria – a cui venne donato il feudo di Morino. In quegli anni la zona di Corfinio fu spesso flagellata dai saccheggi dei Saraceni, che cessarono solo dopo la sconfitta che essi subirono ad opera della Lega Santa istituita da Papa Giovanni X. Dal 972 fino alla conquista normanna la contea di Marsica fu indipendente ed ereditaria, assegnata a un ramo della famiglia dei conti dei Marsi.
I monumenti
Vicino alla basilica concattedrale di San Pelino troviamo i Murgini, due monumenti funerari romani del II secolo, costruiti a torre con camera mortuaria, chiamati così perché in dialetto Corfiniese la parola “morgia” significa pietra. In origine erano con ogni probabilità finemente decorati, ma le spoliazioni compiute durante il Medioevo e vari terremoti le hanno danneggiate.
Il Parco Archeologico, intitolato a Nicola Colella, canonico di San Pelino e appassionato studioso, si articola in tre zone: l’area di piano San Giacomo, quella dei due templi, e quella del santuario di Sant’Ippolito. La prima è la città imperiale, di cui rimangono i perimetri di diversi edifici, i negozi, alcune abitazioni private, le terme e le vestigia di una domus decorata a mosaici policromi. L’area dei due templi ospita un tempio maggiore, detto il tempio italico (I sec. a.C.) e un tempio minore.
Vi era anche una necropoli, con tombe scavate nella ghiaia e risalenti al IV secolo a.C. L’area del santuario di Sant’Ippolito, così chiamata in epoca medioevale per la presenza di una fonte d’acqua che si diceva avere poteri terapeutici, accoglie una serie di resti di edifici databili tra IV e il I secolo a.C.
Questa area è caratterizzata dalla presenza di simboli votivi pagani e cristiani, lasciati nello stesso luogo nel corso del tempo. I reperti ritrovati nelle aree archeologiche sono conservati al Museo civico archeologico Antonio Di Nino, dal nome di uno degli archeologi che si è occupato di scavare il sito di Corfinium.