Helen Hulick e lo scandalo dei pantaloni
Il 9 novembre 1938 Helen Hulick, insegnante all’avanguardia per il suo approccio con i bimbi con problemi di udito e di linguaggio, si ritrovò a dover testimoniare davanti al tribunale di Los Angeles. La sua deposizione riguardava un furto con scasso avvenuto in casa sua, ma quel giorno le fu impedito di parlare. Il motivo? Helen aveva “osato” presentarsi dinnanzi alla corte indossando dei pantaloni.
Il giudice Arthur S. Guerin, scandalizzato, sospese l’udienza e le intimò di ripresentarsi con un abbigliamento “adeguato”. La donna non si fece intimidire e il 14 novembre tornò in tribunale vestita con i pantaloni, scatenando l’ira di Guerin che l’accusò di attirare troppo l’attenzione. Il giudice le vietò nuovamente di testimoniare e le ordinò di tornare con una gonna. Helen non cedette, ma si presentò davanti alla corte con un avvocato, nessuna legge le impediva di vestirsi come meglio credeva.
Questo le costò la condanna alla prigione, dove fu obbligata a indossare un abito. Il suo legale riuscì a farla rilasciare velocemente e in seguito si rivolse alla Corte d’Appello, che sancì il diritto di ogni donna a indossare i pantaloni in tribunale.
Il 17 gennaio 1939 finalmente Helen Hulick poté testimoniare sul furto subito, dopo aver vinto la sua piccola grande battaglia contro maschilismo e ottusità.