Castelli d’Abruzzo: Pacentro e Ortucchio
L’Abruzzo è una regione ricca di borghi, chiese romaniche e manieri. Avete mai visitato il Castello Caldora di Pacentro o il castello Piccolomini di Ortucchio? Hanno incomune bellezza imponente e oscure leggende.
Il Castello Caldora di Pacentro
Nel centro storico di Pacentro (AQ) sorge il maestoso castello Caldora (o Cantelmo), le cui origini risalgono all’XI secolo. Il forte fu ristrutturato tra la fine del ‘300 e gli inizi del ‘400 e nella seconda metà del XV secolo venne ulteriormente potenziato con una cinta muraria a base trapezoidale e dei torrioni circolari.
Negli anni ’60 è stato fatto un nuovo restauro, molto discusso a causa dell’utilizzo massiccio di cemento armato, a cui ne seguirono altri che restituirono al maniero l’antico aspetto. Oggi possiamo osservare tre torri medievali: la “Torre del re”, da cui si affacciava il feudatario dopo avere preso possesso del castello, la “Torre d’assedio”, in parte danneggiata nel 1230 dall’attacco di Federico II di Svevia, e la “Torre del fantasma”.
Leggenda che narra che Margherita di Brai, moglie del barone Roberto di Licinardo, informata della morte del marito, si tolse la vita gettandosi di sotto. Roberto, però, era in realtà vivo e quando scoprì l’accaduto fece scolpire il volto di Margherita sulla torre. Secondo un’altra tradizione, la scultura ritrae Rita Cantelmo, madre del condottiero Jacopo Caldora.
Nei secoli passati il castello di Pacentro ha rivestito un ruolo cruciale nel sistema di controllo e difesa della Valle Peligna, zona di grande rilevanza fin dai tempi degli antichi romani. La diversa denominazione del fortilizio – Caldora o Cantelmo – deriva dal fatto che esso apparteneva alla prima famiglia nel XIV secolo e passò alla seconda nel XV. In seguito divenne proprietà degli Orsini, dei Colonna e di Papa Urbano VIII. Nel 1957 è stato acquisito dal comune di Pacentro e attualmente è visitabile su prenotazione.
Il castello Piccolomini di Ortucchio
Il castello Piccolomini di Ortucchio (AQ) era un tempo difeso dalle opere dell’uomo e della natura. Fino al prosciugamento del Fucino, sorgeva su un’isola – Ortucchio, per l’appunto – in mezzo al lago ed era circondato da un ampio fossato collegato da canali al Fucino stesso. Ora, pur senza la protezione delle acque, si erge maestoso e consente l’accesso grazie ad un ponte levatoio.
Il fortilizio originale, di epoca medioevale, fu distrutto ad opera di Napoleone Orsini e quello che vediamo oggi fu edificato nel 1488 per volere di Antonio Piccolomini. Danneggiato dal terremoto del 1915, l’edificio è stato restaurato negli anni settanta. Il forte ha pianta rettangolare ed è dotato di robuste torri circolari e di un portale, sopra il quale è riportata la data della costruzione, e dentro mura troviamo il mastio, che è la struttura più antica. Il castello è dotato una sala convegni ed ospita frequentemente mostre ed incontri culturali.
Secondo una leggenda, la figlia del signorotto del maniero, uomo crudele e prepotente, si innamorò di un giovane pescatore. Il ragazzo, con la sua barchetta, ogni notte andava a prendere la fanciulla e la portava al centro del lago, dove si scambiavano parole d’amore. Capitava talvolta che il giovane si avvicinasse alle mura del castello e cantasse ballate d’amore alla sua bella e ciò fu fatale. Il signorotto lo scoprì, uccise il pescatore e diede la figlia in moglie al signore di Celano. La fanciulla, giunta nella rocca del suo sposo, si gettò da una finestra e da allora il suo fantasma, detto della “Vergine Pallida”, compare ogni notte insieme ad un uccellino che cinguetta una triste melodia.