Maria Federici, una madre costituente venuta dall’Abruzzo
Maria Federici Agamben è stata una politica abruzzese e una delle 21 donne elette all’Assemblea costituente italiana.
Insegnante e giornalista
Nata all’Aquila il 19 settembre 1899, Maria si laureò in lettere e si dedicò all’insegnamento e al giornalismo.
A Roma conobbe il commediografo e poeta Mario Federici, che sposò nel 1926. I due si trasferirono all’estero per allontanarsi dal regime fascista e Maria continuò a insegnare presso gli istituti italiani.
La coppia tornò in Italia nel 1939 e dopo l’8 settembre 1943 Maria Federici entrò nella Resistenza e divenne membro dell’associazione Piazza Bologna, che forniva assistenza ai perseguitati politici.
Il Centro Italiano Femminile
Nel 1944 divenne la prima presidentessa del Centro Italiano Femminile (CIF), un’associazione cristiana che si prefiggeva lo scopo di fornire assistenza all’infanzia e all’adolescenza.
Candidatasi con la Democrazia Cristiana per la Costituente, la Federici venne eletta e, insieme a Teresa Noce, Nilde Iotti, Lina Merlin e Angela Gotelli fu una delle cinque donne membri della Commissione dei Settantacinque.
Entrata a far parte della Sottocommissione sui diritti e doveri economico-sociali, Maria si batté sempre per evitare che alle donne fossero preclusi uffici pubblici e cariche elettive.
La tutela delle donne
Nel 1947 Maria Federici fondò l’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), di cui sarà presidente fino al 1981. Nel 1948 venne nuovamente eletta alla Camera e fu relatrice del disegno di legge sulla “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”. In quello stesso anno, insieme a Lina Merlin, Angela Guidi Cingolani e Maria De Unterrichter Jervolino, fondò il CIDD (Comitato italiano di difesa morale e sociale della donna), che aveva lo scopo di sostenere la chiusura delle case chiuse e il reinserimento sociale delle donne.
Nel 1957 pubblicò il saggio “Il cesto di lana”, sulla questione della donna italiana del dopoguerra.
Negli ultimi anni Maria si si dedicò ad assistere e sostenere gli emigranti, cercando se possibile di favorirne il rientro.
Morì a Roma il 28 luglio 1984.