Celestino V, che (forse) fece il gran rifiuto
Celestino V, al secolo Pietro Angelerio e detto Pietro da Morrone, nacque a Isernia o a Sant’Angelo Limosano, fra il 1209 e il 1215.
Via dal mondo
Sin da giovane mostrò una grande propensione all’ascetismo, tanto che nel 1239 si ritirò in eremitaggio in una caverna sul Monte Morrone, sopra Sulmona. Nel 1240 si spostò a Roma e prese gli ordini sacerdotali, poi tornò in Abruzzo per riprendere la sua vita ritirata.
Quattro anni dopo costituì, presso l’eremo Sant’Onofrio al Morrone, una congregazione ecclesiastica riconosciuta da papa Gregorio X. Nel 1273 dovette nuovamente abbandonare l’eremitaggio per recarsi a Lione allo scopo di impedire la soppressione del suo ordine monastico. Raggiunto il suo scopo, Pietro poté rifugiarsi ancora tra la quiete delle montagne abruzzesi, in cui contava di trascorrere tutta la vita.
Il nuovo Papa
Qualcosa di imprevisto stava però per accadere. Nel 1292 morì Papa Niccolò IV, ma sia per l’indecisione e i contrasti dei cardinali riuniti in conclave, sia a causa di un’epidemia di peste, l’adunanza fu sciolta e tornò a riunirsi solo l’anno successivo.
Il nuovo conclave non ebbe più successo del precedente e la situazione di stallo cominciò a muoversi nel marzo del 1294, anche a causa delle pressioni del re di Napoli, che aveva bisogno dell’avallo pontificio per un trattato con il re di Aragona.
Inoltre arrivò all’attenzione dei porporati una profezia di Pietro da Morrone, che preconizzava gravi castighi se non fosse stato scelto il nuovo papa. Inaspettatamente, il 5 luglio 1294, Pietro fu eletto papa e pochi giorni fu scortato a Roma a dorso d’asino. Il 29 agosto 1294 fu incoronato a Santa Maria di Collemaggio con il nome di Celestino V.
La Perdonanza celestiniana
Uno dei primi atti compiuti da Celestino V fu emettere la “Bolla del perdono”, con cui veniva concessa l’indulgenza plenaria a tutti coloro che, confessati e comunicati, si recavano presso Basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29.
Nacque così la festa della Perdonanza, che è tutt’oggi celebrata e che è stata inserita nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità” dell’UNESCO nel 2019.
Un altro importante atto consistette nel ratificare il trattato di pace tra Carlo d’Angiò – che diventò un suo fidato consigliere – e Giacomo d’Aragona. Il pontificato di Celestino V non era però destinato a durare: ingenuo e inadatto alla politica, il papa decise di rinunciare alla mitra dopo soli quattro mesi.
Bonifacio VIII
Il nuovo pontefice fu eletto undici giorni dopo: si trattava di Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, uno dei maggiori sostenitori dell’abdicazione di Celestino V. Il nuovo Papa, temendo uno scisma da parte dei cardinali filofrancesi a lui avversi, decise di mettere sottochiave il suo predecessore.
Celestino, venutolo a sapere, tentò la fuga verso la Grecia, ma il 16 maggio 1295 fu catturato nei pressi di Vieste e rinchiuso nella rocca di Fumone (attualmente in provincia di Frosinone). Lì, stanco, anziano e certamente debilitato dalla prigionia, Celestino V si spense il 19 maggio 1296.
Fu canonizzato il 5 maggio 1313 da papa Clemente V e le sue spoglie, dopo varie traversie tra cui il drammatico terremoto de L’Aquila, sono ora conservate a Collemaggio. Ignazio Silone ha dedicato alla vita di Celestino V la sua ultima opera, “L’avventura di un povero cristiano”.