I sette veli di Mata Hari
Il 15 ottobre 1917, presso la fortezza di Vincennes, moriva Mata Hari, danzatrice e spia, il cui vero nome era Margaretha Geertruida Zelle.
Le danze di Giava
Nata il 7 agosto 1876 a Leeuwarden, sposò un ufficiale britannico e visse alcuni anni a Giava, dove rimase colpita dalle movenze delle danze locali. Tornata in Olanda si separò dal marito, con cui aveva sempre avuto un rapporto difficile, e si trasferì a Parigi per cercare fortuna.
Una sera, durante una festa in casa del barone Molier, si esibì in una danza giavanese, che lei dichiarò essere quella delle sacerdotesse del dio Shiva, che si sfilavano un velo dopo l’altro. Monsieur Guimet, industriale e collezionista d’arte orientale, le propose di esibirsi nel suo museo e di mutare il suo nome, poco esotico, in quello d’origine malese Mata Hari, letteralmente Occhio dell’Alba.
Un successo inarrestabile
Lo spettacolo di Mata Hari nel museo Guimet ebbe luogo il 13 marzo 1905 e da allora il suo successo fu inarrestabile. Si esibì nei principali teatri europei, raggiungendo il vertice del riconoscimento artistico partecipando, al Teatro alla Scala di Milano, alla rappresentazione dell’Armida di Gluck.
Scoppiata la Prima guerra mondiale, dopo una serie di traversie, riuscì, nel 1916, a riparare all’Aia. Il console tedesco Alfred von Kremer la assoldò come spia al servizio della Germania, incaricandola di fornire informazioni sull’aeroporto di Contrexéville, a Vittel, in Francia, dove lei poteva recarsi col pretesto di far visita al suo amante, un capitano russo ricoverato nell’ospedale di quella città.
Mata Hari divenne così l’agente H21. Istruita in Germania dalla famosa spia Fräulein Doktor, fu poi identificata con il nuovo codice AF44.
La fine di una spia
Il 10 agosto Mata Hari si mise in contatto con il capitano Georges Ladoux, capo di una sezione del controspionaggio francese, per ottenere il permesso di recarsi a Vittel. Ladoux le concesse il visto e le propose di entrare al servizio della Francia, e Mata Hari accettò, chiedendo l’enorme cifra di un milione di franchi.
Il suo doppio gioco durò fino al 13 febbraio 1917, quando venne arrestata a Parigi. Riconosciuta colpevole di spionaggio, fu condannata a morte e fucilata il 15 ottobre 1917, presso la fortezza di Vincennes.
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