Il romanico abruzzese
Il romanico abruzzese è una corrente artistica che si è sviluppata tra l’XI secolo e il XV secolo e ha trovato la sua massima espressione nell’architettura sacra. Oggi vi parliamo di due esempi straordinari: San Giovanni in Venere (Fossacesia, CH) e San Liberatore a Maiella (Serramonacesca, PE).
San Giovanni in Venere
Tra le tante bellezze artistiche in cui è possibile imbattersi percorrendo la costa dei trabocchi ce n’é una che ho sempre trovato particolarmente suggestiva. Posta su una collina di fronte al mare, l’abbazia di San giovani in Venere domina la vallata e offre un panorama di rara magnificenza. La chiesa abruzzese e il complesso monastico annesso prendono il nome da un tempio dell’80 a.C. dedicato a Venere Conciliatrice, sui cu resti – con ogni probabilità – è stato costruito l’attuale luogo di culto.
In aggiunta sotto l’Abbazia è ubicata la “Fonte di Venere”, una fontana romana presso cui si recavano ad attingere l’acqua le donne che desideravano un figlio. I primi documenti che parlano dell’edificio risalgono all’829 d.C., ma gli scavi archeologici hanno riportato alla luce dei resti e delle sepolture precedenti.
La tradizione vuole che il fondatore della comunità sia stato un monaco di nome Martino vissuto nel sesto secolo, che avrebbe fatto costruire un cellario (un piccolo ricovero) e una cappella destinati a frati benedettini. Il monastero cominciò a espandersi poco dopo l’anno mille e nella seconda metà dell’XI secolo fu costruita la torre campanaria. L’apice dello splendore fu raggiunto nel XII secolo, quando si diede il via alla costruzione di una nuova chiesa e di un monastero molto più ampio.
Quello che rimane oggi è solo una porzione del grande convento che ospitava circa cento monaci ed era dotato di diversi edifici accessori. Il lento declino iniziò nel ‘300 ma l’Abbazia abruzzese sopravvisse fino al 1871, quando tutti i beni della congregazione vennero confiscati dal Regno d’Italia. Dieci anni dopo fu dichiarata monumento nazionale.
L’abbazia di San Liberatore a Maiella
Una delle abbazie più suggestive d’Abruzzo è quella di San Liberatore a Maiella di Serramonacesca, fondata – sembrerebbe – per volere di Carlo Magno. Il condizionale è d’obbligo perché il più antico scritto che mette in relazione l’abbazia col re dei Franchi risale al XII secolo ed è una copia di un documento che risalirebbe al 798. In esso, su richiesta dell’abate Teodemaro, viene confermata l’appartenenza di San Liberatore alle proprietà dell’abbazia di Montecassino.
Uno dei primi scritti attestanti l’esistenza della grande chiesa abruzzese di Serramonacesca è il “Memoratorium” dell’abate cassinese Bertario, risalente alla fine del IX secolo. Da questo testo si evince che San Liberatore a Maiella gestiva un territorio che si estendeva dalla Maiella all’Adriatico, tra le valli del Sangro e del Pescara.
La costruzione dell’attuale abbazia romanica, che ha sostituito la precedente del IX secolo, prese il via nell’anno 1007 per volere del monaco Teobaldo, prima frate e poi abate di Montecassino, che alla fine della sua vita decise proprio di farsi seppellire a San Liberatore. La struttura rimase nell’orbita di Montecassino fino alla fine del XVIII secolo, ma la sua decadenza progressiva era già iniziata dal 1400. Un terremoto all’inizio del 1700 la danneggiò gravemente e alla fine del 1800 versava in stato di abbandono.
Per il vero e proprio restauro che ce l’ha restituita in tutta la sua bellezza bisognerà aspettare il 1967-71. L’abbazia, immersa nel verde della valle dell’Alento, ospita due cicli di affreschi medievali risalenti ad epoche diverse, che purtroppo sono stati gravemente danneggiati a causa della lunga assenza di un tetto.
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